La traduzione è un campo minato.
Spesso ci imbattiamo in passaggi in apparenza molto semplici che, però, nascondono diverse insidie.
Prendiamo questa frase:
The deep sea is a haunted house: a place in which things that ought not to exist move about in the darkness.
Non ha nulla di complicato, si capisce, non occorre nemmeno aprire un dizionario. E l’istinto potrebbe portarci a inserire il pilota automatico e a tradurre in modalità versione di latino. In quel caso, otterremmo qualcosa del genere:
Il mare profondo è una casa stregata: un posto in cui cose che non dovrebbero esistere si muovono nell’oscurità.
Ma questa traduzione non va bene: è pigra, sciatta, appiattisce alcune sfumature.
Proviamo a scomporre la frase, ad analizzarla nel dettaglio.
Scegliere di tradurre deep sea con mare profondo è cedere alla pigrizia. Quel deep sea, per me, è altro: sono le profondità marine o, ancora meglio, gli abissi marini.
E dunque: gli abissi marini sono una casa stregata?
Mi disturba il brusco passaggio dal plurale (gli abissi marini) al singolare (una casa stregata). In inglese, ricordiamocelo, era tutto al singolare, ma noi abbiamo trasformato deep sea in abissi marini. Perciò, secondo me, dovremmo continuare con il plurale:
Gli abissi marini sono case infestate.
Suona meglio no? Case stregate o case infestate sono più o meno equivalenti ma – e questa è una considerazione puramente soggettiva – le case stregate mi fanno pensare alle attrazioni dei parchi dei divertimenti, mentre le case infestate mi inquietano di più.
Ora passiamo alla seconda parte:
a place in which things that ought not to exist move about in the darkness.
Visto il ragionamento che abbiamo appena fatto, non un posto nel quale ma posti nei quali, dunque rimanendo ancora fedeli a quel plurale. Ma nei quali suona un po’ antiquato, formale, come in cui, perciò preferirei: posti dove.
E ancora: cose non dovrebbero esistere, giusto? Sicuramente things è cose – non creature o simili. E non c’è alcun motivo valido per intervenire e cambiare, peccando di hybris creativa. D’altro canto, la presenza di ought not to, e non di un più ordinario should not, mi fa drizzare le antenne. E mi spinge a trovare un modo per dargli risalto, perciò: cose che non dovrebbero nemmeno esistere.
Cosa fanno quelle cose che non dovrebbero neppure esistere? Si muovono nell’oscurità? Ni. Non abbiamo un semplice move ma un move about (che potrebbe essere anche un move around), dunque un bel phrasal verb – croce e delizia di qualsiasi traduttore. About, ovviamente, modifica il senso di move: connota quel movimento, lo caratterizza. Perciò quelle cose si aggirano nell’oscurità.
Proviamo a tirare le fila:
Il mare profondo è una casa stregata: un posto in cui cose che non dovrebbero esistere si muovono nell’oscurità.
Ovvero:
Gli abissi marini sono case infestate: luoghi dove cose che non dovrebbero nemmeno esistere si aggirano nell’oscurità.
Non è l’unica né, probabilmente, la migliore traduzione possibile. Ma è corretta e abbastanza fedele, dunque legittima.
Certo, cose e case così vicini disturbano un po’ il mio orecchio sensibile a ripetizioni, allitterazioni e cacofonie varie, ma – per fortuna o purtroppo – tradurre vuol dire anche accettare di scendere a compromessi, di tanto in tanto.
DISCLAIMER: I miei post non hanno la presunzione di rivelare la verità assoluta. Sono solo riflessioni di una traduttrice tra tante. Dicono qualcosa del mio approccio a questo lavoro, che non è l’unico e – soprattutto – non è necessariamente quello migliore. Ma tant’è.